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vol 28 • 2020

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Accoglienza, condivisione e partecipazione: la comunità si fa forza!

Accoglienza, condivisione e partecipazione: la comunità si fa forza!

Tecla Zaia

L’associazione di promozione sociale Aris, costituita nel 2011, è attiva nel quartiere di Mirafiori Sud con diversi progetti: Alloggiami Mirafiori Student Housing, Aula Studio Coworking Manuela Ribas, Mirafiori Così.

Questi progetti, pur diversi fra loro, seguono tutti un unico filo conduttore che porta a voler ottenere lo stesso obiettivo: la rivitalizzazione del tessuto sociale della comunità di Mirafiori Sud.

Il progetto AlloggiAMi pone sostanzialmente l’accento sull’accoglienza e sulla pratica di nuove strategie di inclusione sociale al fine di attivare la partecipazione attiva della comunità nella trasformazione del quartiere periferico di Mirafiori Sud a Torino. Con questo progetto è stata inserita nella comunità residente, statica e demotivata, una minoranza attiva e coesa di giovani studenti universitari; questi hanno spinto e sostenuto le richieste di cambiamento e promosso il riconoscimento delle positività ancora presenti nel quartiere.

L’idea di una residenza universitaria diffusa ha portato all’incontro di due realtà che difficilmente si sarebbero incontrate: gli studenti universitari e gli anziani residenti. L’accoglienza intesa come ospitalità e la mediazione culturale sono le basi del primo approccio con il quartiere per evitare l’isolamento iniziale dei ragazzi. Infatti questi, di fronte alle difficoltà di adattamento cognitivo ed emotivo alla nuova situazione socio-culturale, tendono a ritirarsi in gruppi chiusi o in solitudini personali, spesso con esiti drammatici sul piano della salute [1]. Tutto questo deve essere affrontato subito per evitare la stagnazione e la rinuncia del confronto e dell’interculturalità.

Fin dai primi giorni dall’arrivo in Italia dello studente straniero, si possono notare le strategie che vengono attuate per la salvaguardia della propria identità culturale e la prevenzione di processi di inferiorizzazione. Molto spesso si può osservare una resistenza culturale che porta il ragazzo alla chiusura nel proprio gruppo e ad avere come riferimento esclusivo la cultura e l’identità di origine, chiusura che può manifestarsi in diversi ambiti (cucina, lingua, abbigliamento, comportamenti). Sovente questa strategia è adottata da ragazzi che hanno un forte legame con i genitori oppure che hanno un forte legame di riferimento con la comunità di connazionali talora anche presenti qui in città.

Il lavoro di accoglienza e di mediazione culturale posta dal progetto portano a cercare di favorire, nei ragazzi e negli abitanti del quartiere, l’idea di una™identità multiculturale attraverso un processo profondo di accettazione dell’universalità della condizione umana e delle infinite diverse forme di declinazione culturale nelle quali può essere espressa [2].Ed è proprio nella quotidianità che molto spesso si nasconde la nostalgia di quanto hanno lasciato, e, al tempo stesso, è nella quotidianità che i ragazzi esprimono soddisfazione nel riconoscere la diversità della forma culturale ma l’universalità delle emozioni e sentimenti.

Gli anziani del quartiere, riconoscono nella nostalgia espressa dai ragazzi quei sentimenti che li hanno accompagnati al momento della loro immigrazione a Torino, quindi pur nella difficoltà di comunicazione verbale, è proprio il ricordare e il riconoscere la propria sofferenza emotiva nell’altro a unire e ad attivare l’empatia.

Tra le varie forme di integrazione, la “via italiana all’intercultura”, suggerita dal documento di indirizzo del Ministero della Pubblica Istruzione 2007, ci è sembrata la più efficace laddove ne esprime con chiarezza il significato: “Le strategie interculturali evitano di separare gli individui in mondi culturali autonomi e impermeabili, promuovendo invece il confronto, il dialogo ed anche la reciproca trasformazione, per rendere possibile la convivenza ed affrontare i conflitti che ne derivano, la via italiana all’intercultura unisce la capacità di conoscere ed apprezzare le differenze, la ricerca della coesione sociale, in una nuova visione di cittadinanza adatta al pluralismo attuale, in cui si dia particolare attenzione a costruire la convergenza verso valori comuni”.€

Anche con i giovani residenti la situazione deve essere mediata, infatti, il quartiere ha una alta percentuale di medio-bassa scolarità nei giovani e l’incontro con gli stranieri, altamente scolarizzati crea sovente un muro culturale da affrontare e da abbattere.

Il disagio del confronto può essere superato facendo incontrare le due realtà su una base neutra, ove entrambe hanno a turno la possibilità di essere protagoniste o apprendere l’una dall’altra. Per questo motivo abbiamo attivato momenti aggregativi come il coro internazionale (canzoni italiane e straniere con capacità canore variabili ma tutte equamente importanti), serate di conversazione guidata in italiano/inglese (a turno entrambe le parti sono avvantaggiate), Karaoke, serate giochi da tavolo, momenti di volontariato di cura dei beni comuni (esempio la cura del giardino), gite in posti conosciuti dai ragazzi del quartiere, quindi protagonisti che beneficiano dell’entusiasmo per i luoghi e per lo stare insieme che generalmente i ragazzi stranieri esprimono.

Da questi momenti ludici nascono poi fiducia e collaborazione con le altre associazioni e realtà presenti sul territorio, gli studenti stranieri vengono finalmente riconosciuti e accolti nella comunità. A questo punto, si può iniziare a raccogliere idee e necessità percepite da tutti. Alcune di queste sono in comune, altre risultano nuove idee di cambiamento che portano a una visione finora inedita di vivibilità che permette di trovare punti di contatto da sviluppare, ad esempio la tradizione italiana che si fonde con quelle del mondo (la cucina, le festività come il Natale con il presepe ma anche il Diwali con le luci, i rangoli e le hena), emerge, in definitiva, tutto ciò che avvicina in quanto tocca corde emozionali che non hanno bisogno di essere spiegate. Si abbattono le barriere della differenza e della diffidenza e si è pronti ad accogliere anche le alte competenze degli studenti. Queste sono ora riconosciute come una risorsa comune importante e portatrici di conoscenza e innovazione, indispensabili per un quartiere periferico in declino e soprattutto disponibili anche quando le istituzioni non investono sul territorio.

Per innescare un cambiamento dal basso e promuovere la partecipazione [3] abbiamo attivato un processo che si svolge per passi successivi: comunicazione, animazione, consultazione e empowerment per la nostra comunità che vuole rinascere.

Fino ad oggi hanno soggiornato a Mirafiori Sud oltre 1000 studenti universitari di 56 nazionalità.

Il progetto non ha valenza esclusivamente di carattere sociale e di cambiamento ma è anche un importante supporto all’economia del quartiere che,invecchiando, si sta svuotando progressivamente e che sta subendo la desertificazione dei servizi e la chiusura dei negozi di prossimità. La ricaduta economica annuale sul quartiere è stata calcolata in base ad un numero minimo di studenti accolti per anno accademico e una spesa minima giornaliera effettuata nei negozi del quartiere, secondo le indicazioni degli studenti stessi:

 

affitti+ spese per 80 studenti (10 mesi)

euro 240.000,00

Affitti + spese in short stay accomodation (45 gg)

euro 14.200,00

Acquisti in negozi del quartiere (5,00 euro/giorno)

euro 120.000,00

Totale ricaduta economica per anno accademico

euro 374,200

 

L’apertura dell’aula studio Manuela Ribas/ co-working è stato il passo successivo che ha permesso di unire i giovani universitari Italiani e stranieri in un luogo comune dove studiare, lavorare e organizzare eventi. Da precisare che in quartiere non esisteva alcun luogo di aggregazione all’infuori dell’oratorio parrocchiale e nessun progetto culturale in quanto la casa del quartiere più vicina dista approssimativamente a 4 km.

Inoltre l’orario flessibile ed esteso di apertura dell’aula studio/coworking ha permesso di attirare studenti torinesi di altri quartieri, i quali sono venuti a conoscere la zona per la prima volta, vincendo quindi la nomea e i pregiudizi che accompagnano da cinquanta anni il quartiere. In effetti negli anni 70 Mirafiori Sud è stata una zona dove il disagio si è manifestato con il consumo della droga e che quindi ha attraversato momenti di grande difficoltà per molte famiglie. Ora le cose sono molto cambiate e i problemi di mezzo secolo fa sono stati superati e non è possibile riconoscerli come presenti attualmente. L’allestimento dell’aula studio, pur con la promessa di eventuali contributi per l’acquisto di mobili nuovi, è stato volutamente rifiutato, optando per una preparazione dello spazio low cost, con materiali recuperati e offerti dagli abitanti del quartiere. In effetti, abbiamo privilegiato il messaggio di avere uno spazio in disuso recuperato per gli studenti piuttosto che trasmettere l’idea di una spesa ingente da parte dell’amministrazione per gli studenti stranieri che inizialmente non sarebbe stata apprezzata. Il locale dell’aula studio era precedentemente adibito a ufficio dell’anagrafe e la chiusura di questo servizio aveva creato molto malcontento tra i residenti. Non si voleva quindi alimentare ulteriore contrapposizione con proporre qualcosa che non solo la comunità anziana non percepiva come necessaria ma che usufruiva anche di denari pubblici nel caso di mobilio nuovo.

Le proposte culturali e di aggregazione dell’aula studio al di fuori dell’orario dedicato, hanno dato voce alle richieste degli ospiti e dei ragazzi del quartiere e si sono concretizzate con il Progetto Mirafiori Così: la cultura sotto casa.

La finalità è quella di portare eventi culturali di qualità che permettano a tutti di poter partecipare e riconoscere i propri luoghi di riferimento per attività di aggregazione e socialità. La sfida di questo progetto era la proposta culturale che nessuna realtà associativa, ente o istituzione aveva mai rischiato di lanciare in zoa. Infatti nel quartiere possiamo trovare molto spazio dedicato alle persone più deboli (centro di salute mentale, dentisti per protesi gratuite, centro per malati parkinsoniani, spazio per disoccupati, ecc ma al di là di uno “spazio famiglie” con orario limitato, non vi sono altre proposte culturali e aggregative laiche.

Le attività programmate dal progetto La Cultura sotto Casa sono iniziate con la proiezione pomeridiana delle commedie di Totò e di Eduardo De Filippo, artisti molto amati dalla comunità più anziana.

Le altre attività proposte quali il Jazz Vinyl club (ascolto di musica Jazz), le serate film in lingua originale con sottotitoli, gli incontri di conversazione inglese/italiano e le serate giochi, i percorsi filosofici in lingua inglese e italiana e la Opera House per la visione e ascolto di opere liriche con l’aiuto di un esperto sono state una grande sfida vinta.

Ottima risposta anche per le due esposizioni d’arte contemporanea che hanno stupito per la proposta e hanno indotto la richiesta di ulteriori allestimenti che possano coinvolgere anche talenti del quartiere e che comprendano le nuove tecnologie digitali.

Mirafiori Così porta in quartiere anche attività musicali come il coro internazionale e i suoi concerti che testimoniano la vitalità e la valorizzazione dei talenti presenti all’interno della comunità. Come già detto il coro è anch’esso parte del progetto di integrazione e costruzione della partecipazione. Il trovarsi settimanalmente per le prove spinge i partecipanti a scambiare idee e presentare proposte, queste ultime trovano il luogo adatto per essere raccolte e sviluppate.

La partecipazione alla vita del quartiere, la valorizzazione delle capacità individuali, la responsabilizzazione e il prendersi cura dei beni comuni hanno spinto l’associazione ad aderire, con altre realtà presenti in quartiere, al progetto CoCity promosso dalla città di Torino.

Aris si è impegnata in diverse attività quali la cura del verde nello spazio davanti all’aula studio con l‘aiuto di residenti volontari, la gestione delle attrezzature e giochi del giardino (amache, scacchiera gigante, calciobalilla), la raccolta e la coordinazione della raccolta di libri per il bookcrossing, nonché la cura di due cassoni per le piante aromatiche a disposizione di tutti.

Queste poche ma importanti attività ed attrezzature in realtà portano un notevole beneficio nella percezione di vivibilità e ben-essere. L’unicità della proposta (amache, calciobalilla a disposizione) è percepita come un privilegio, porta i ragazzi a invitare gli amici che abitano fuori quartiere a frequentare la zona, mentre la scacchiera permette perlopiù ai ragazzi stranieri (es. rumeni) di insegnare ai loro amici italiani questo gioco.

I cassoni delle erbe aromatiche hanno attirato l’attenzione dei più anziani, con suggerimenti per le piccole pratiche quale la mondatura e l’innaffiatura che li fanno sentire partecipi e utili per la loro esperienza acquisita e condivisa.

La partecipazione del gruppo di volontari ha permesso anche l’adesione al progetto I Giardini delle Api che porterà alla semina e messa a terra di fiori melliferi e piante aromatiche per circa 70 metri quadri. L’idea è di aggiungere la creazione di bellezza quale elemento educativo e di condivisione di cura del bene comune.

Una ulteriore apertura verso la comunià è stato l’allestimento del Presepe della Comunità di Mirafiori Sud presso una macelleria chiusa da tempo e di cui il Comune di Torino ha dato la disponibilità degli spazi (circa 360 mq). La decisione di permettere agli abitanti di seguire la preparazione e interagire con gli allestitori durante tutto il mese di novembre 2019, ha creato l‘aspettativa e l’appoggio della comunità che ha fatto suo l’evento.

Per proseguire con questo lento ma sostanziale cambiamento del quartiere e della sua comunità l’associazione ARIS cerca di agire su giovani, adulti e anziani senza proporre loro attività preconfezionate che potrebbero essere vissute come proposte per clienti utilizzatori ma spinge verso la manifestazione di proposte e di talenti.

L’azione di ARIS consiste nell’offrire nuove possibilità di incontro generazionale, manifestare fiducia nelle potenzialità di azione sia a livello individuale che sociale, far sentire tutti, giovani e anziani, residenti e studenti stranieri, protagonisti di ciò che viene prodotto e vissuto in quartiere.

L’associazione Aris continua la sua azione basandosi sul concetto di empowerment con cui stimolare fiducia nelle risorse e nelle capacità dell’individuo, far emergere senso di responsabilità, capacità e volontà di incidere e costruire la realtà, valorizzare e incrementare le competenze individuali. Questo è il cambiamento che auspichiamo.

Dal 2012 cosa è cambiato in quartiere:

  • oltre 1000 studenti universitari di 56 nazioni
  • aula studio Manuela Ribas
  • progetto Negarville Gardening
  • progetto AxTO riqualificazione del giardino Emilio Pugno
  • progetto Co-City
  • Bibliobus

[1] P. Palmieri- G.Licari – G: Ciccia Il disagio interculturale e A.Salvini Psicologia clinica dell’interazione e psicoterapia di et al., Giunti Firenze 2011

[2] M. Santagati, Mediazione e integrazione, Franco Angeli Milano 2004 pp. 95-98

[3] D.Ciaffi - A.Mela – La partecipazione Carocci Roma 2006


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